Il Corriere del Veneto riporta in questi giorni la denuncia di parte di agricoltori del basso veronese di una vera e propria invasione di ibis sacri, una specie proveniente dal nord africa che nelle campagne venete in generale e che lungo la gronda lagunare ha trovato habitat confacenti alla proliferazione della specie. Si tratta di una specie invasiva, che utilizza il proprio lungo becco per scavare in profondità a caccia di larve, insetti, ma anche crostacei, molluschi, uova e carogne, arrivando a minacciare le specie stanziali.

La specie si ciba anche di semi e quando atterra su campi appena seminati causa danni.

Al contrario delle nutrie e dei cinghiali che invadono i territori ma contro i quali l’uomo può attivarsi, l’ibis sacro è una specie protetta e non lo si può toccare.

Gli agricoltori temono che qualcuno possa mettere mano, illegalmente, al veleno per liberarsi degli esemplari indesiderati, con le conseguenze immaginabili su altre specie e sullo stesso terreno. C’è chi si auspica che ai contadini in possesso di porto d’armi si possa dare l’autorizzazione di proteggere il proprio campo. in ogni caso si fa sempre più urgente mettere in campo azioni concrete di contenimento della specie. 

Abbiamo anche a Chioggia una presenza massiccia di ibis sacri, l’avevamo denunciata ancora a gennaio del 2023, il luogo prescelto, almeno, quello in cui sono più alla portata di sguardo è la zona di Val Da Rio dove talvolta sembrano essere a centinaia gli esemplari a terra. La proliferazione della specie preoccupava già un paio di anni fa la comunità degli ornitologi  per l’impatto che un numero così alto di esemplari avrebbe potuto avere nelle altre specie del territorio.