LEPRI DI MARE AVVISTATE IN MARE A SOTTOMARINA
Chioggia, 13 luglio 2025 - Micaela Brombo
Chioggia, 13 luglio 2025 - Micaela Brombo
La lepre di mare è un gioiello meno noto del nostro mare Adriatico: un mollusco elegante e intrigante che contribuisce alla biodiversità costiera veneta. Un incontro che non si dimentica facilmente.
La lepre di mare (Aplysia depilans), spesso chiamata anche "monaca di mare" o "ballerina spagnola", è un mollusco gasteropode affascinante e discreto che vive sul fondale del Mediterraneo, comprese le coste venete.
Può raggiungere i 20–30 cm (talvolta fino a 60 cm nei casi più rari), ha un corpo ovale, ed è priva di conchiglia esterna apparente, ma ne possiede una interna molto fragile, visibile se viene rivoltata sul dorso.
Il suo colore varia dal marrone chiaro al rossastro, al verde oliva, fino a quasi nero. Questa variabilità le permette di mimetizzarsi tra alghe e posidonia.
Predilige acque costiere basse (1–30 metri) ricche di vegetazione come erbe marine e alghe, dove si muove strisciando e brucando con la radula.
Si nutre principalmente di alghe verdi (Ulva) e fanerogame marine come la Zostera.
Si muove strisciando sul fondale, ma quando vuole può "scivolare" agilmente in acqua grazie alle due pinnette laterali, evocando un leggero e sinuoso volo subacqueo – da qui il soprannome "ballerina spagnola".
È un animale prevalentemente notturno e timido, spesso nascosto tra rocce e alghe durante il giorno.
È ermafrodita simultaneo: si riproduce accoppiandosi in gruppo o in catene, poi depone le uova in cordoni gelatinosi arancioni, noti anche come "spaghetti di mare".
Quando si sente minacciata, rilascia un inchiostro viola contenente composti chimici che disorientano i predatori e le permettono la fuga.
Non è pericolosa per l’uomo, anche se in passato si sono verificati rari episodi (come un cane colpito a Olbia) che hanno destato preoccupazione, probabilmente per contatto diretto.
È presente lungo le coste rocciose e vegetate del Veneto, soprattutto in lagune, praterie di posidonia e scogliere poco profonde.
Se la incontri, non toccarla né spostarla: meglio lasciarla indisturbata.
Abbiamo sentito il dott. Guido Pietroluongo, medico veterinario del gruppo di ricerca e intervento su cetacei e tartarughe marine del Dipartimento di Biomedicina Comparata e Alimentazione dell’Università di Padova.
Ci ha confermato che si tratta di una specie dei nostri mari, quindi non c'è da preoccuparsi né da stupirsi.
«È sicuramente positivo che ci sia attenzione verso questi animali – ha detto – finalmente ci si accorge che il mare e la spiaggia non sono solamente dell’uomo. La regola è sempre la stessa: è importante osservarli ma senza disturbarli».
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