Micaela Brombo
Micaela Brombo

LAVORO POVERO E BASSA PRODUTTIVITA': IL PAESE RISCHIA LO STOP. IL TERZO SETTORE COME ALLEATO PER L’INCLUSIONE

L’Italia registra il record di 24,3 milioni di occupati, ma dietro ai numeri positivi si nasconde un quadro preoccupante: produttività ferma, salari reali in calo e un cuneo fiscale pesante. I dati, elaborati da Il Sole 24 Ore su fonti Istat, Inps, Ocse, Bankitalia e Adapt, fotografano un Paese in cui il fenomeno del lavoro povero è in crescita, con migliaia di persone che, pur lavorando a tempo pieno, faticano a mantenere un tenore di vita dignitoso.

La crescita occupazionale riguarda soprattutto gli over 50, mentre giovani e donne restano ai margini. Il divario di genere supera i 17 punti e la disoccupazione under 25 è più che tripla rispetto alla Germania. A questo si aggiungono tre milioni di lavoratori in nero, difficoltà a reperire competenze specialistiche e un calo demografico che rischia di far perdere cinque milioni di lavoratori entro il 2040.

«Serve una strategia unitaria che unisca crescita economica, qualità del lavoro e inclusione sociale. In questo, il terzo settore può avere un ruolo decisivo» affermano i rappresentanti di Azione Venezia.

Un segnale arriva dal recente atto di indirizzo del Ministero del Lavoro: oltre 141 milioni di euro destinati agli enti del terzo settore per il triennio 2025-2027, di cui quasi 5 milioni al Veneto. Fondi che, se ben utilizzati, possono avviare percorsi di inserimento qualificato per giovani e donne, sostenere la formazione continua, potenziare il welfare territoriale e contrastare il lavoro sommerso.

«Il lavoro povero non si combatte solo creando occupazione, ma garantendo dignità e qualità. Venezia e il Veneto possono diventare laboratori di una nuova alleanza tra impresa, istituzioni e comunità» concludono Paolo Bonafé, Fiorella Mameli e Gennaro Marotta.

 

 


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